SHATKARMA O I SEI PROCEDIMENTI PURIFICATORI
I Shatkarma sono una pratica considerata fondamentale nello Hatha Yoga, infatti in India molti maestri non iniziano i loro allievi ad alcuna tecnica di Yoga, e soprattutto di Pranayama, se prima non hanno padroneggiato tali purificazioni.
Perché tanta enfasi viene data ai Satkarma?
Sia nello Hatha Yoga Pradipika che nel Gheranda Samhita (due testi classici di Yoga), si afferma che non può essere intrapresa alcuna pratica di Pranayama senza aver prima purificato il corpo con l’eliminazione di grasso eccessivo e di flegma. Queste sei azioni purificatrici equilibrano Vata (aria), Pitta (bile), Kapha (muco) nel corpo umano, purificano i Dhatu (chilo, sangue, carne, grasso, ossa, midollo, seme o secrezioni femminili), i Jnanendriya, o le facoltà di percezione (udito, tatto, vista, gusto e odorato) e i Karmendriya, o le facoltà d’azione (parlare, procreare, eliminare, afferrare e muoversi).
In questi testi si afferma che qualunque azione intrapresa nello Yoga non dà frutto se prima non è stato purificato il corpo.
Queste purificazioni estendono la loro azione anche alle Nadi (canali psichici attraverso i quali scorre il Prana), le quali, una volta purificate, permetteranno al Prana di scorrere liberamente portando maggiori benefici sia fisici che psichici.
SHATKARMA
La parola SHAT ha il significato di “sei” e la parola KARMA assume qui un significato di “azione” o “dovere”, quindi la parola Shatkarma significa “le sei azioni” o i “sei doveri” da compiere.
Questa pratica deve essere eseguita nelle prime ore del giorno, o comunque appena svegli e a stomaco vuoto.
I Shatkarma sono:
NETI, DHAUTI, NAULI, BASTI, KAPALBHATI, TRATAKA
NETI: E’ la pulizia delle cavità nasali.
Possiamo praticare due tipi di Neti, il primo è Jala Neti, o la pulizia del naso per mezzo dell’acqua. Per questa tecnica si utilizza un contenitore chiamato Lota, fornito di un becco allungato attraverso il quale l’acqua fluisce nelle narici.
Si riempie il Lota di acqua tiepida, leggermente salata (mezzo cucchiaino raso) per impedire alle mucose nasali di assorbirla; si appoggia il becco del Lota ad una narice, si inclina la testa di lato e contemporaneamente si solleva il Lota in modo che l’acqua, per gravità, scenda all’interno della narice, passa dietro il palato molle per uscire dalla narice opposta. In questo modo svuotiamo il Lota. Eseguiamo lo stesso lavaggio anche dall’altra narice.
Terminato, si dovrà eliminare l’acqua residua, rimasta nelle narici. Per farlo ci mettiamo in piedi, con la testa reclinata in avanti. Aiutiamo l’uscita dell’acqua facendo energiche esalazioni chiudendo prima una narice e poi l’altra. Mantenendo la stessa posizione del corpo, passiamo ad una respirazione energica fatta con le due narici: inspiriamo ed esaliamo velocemente ruotando il capo da una parte e dall’altra a ritmo con il respiro. Quando sentiamo le narici asciutte, abbiamo terminato il Jala Neti.
Una forma più completa di Jala Neti la si può eseguire utilizzando come recipiente un bicchiere o una scodella e, immerso il naso nell’acqua tiepida e salata, l’aspiriamo facendola cadere in bocca. Per facilitare il passaggio dell’acqua dobbiamo tenere la testa reclinata in avanti in modo che, quando arriva in prossimità del palato molle, invece di scendere in gola, si versa nella bocca. Dopodiché si sputa.
Si completa questa forma di Jala Neti facendo passare l’acqua dalla bocca al naso. Si prende una boccata d’acqua, si reclina la testa in avanti, poi si spinge la lingua verso il palato, in modo da spingere l’acqua verso il fondo della bocca. Quando l’acqua arriva al palato molle, la posizione reclinata della testa la farà passare direttamente nel naso dal quale uscirà. Un aiuto può essere, l’esalazione dal naso, al momento del passaggio dell’acqua dalla gola al naso.
Anche dopo questo lavaggio è necessario asciugare le narici con energiche respirazioni.
Jala Neti va eseguito tutte le mattine e, se si vive in una città, è bene eseguirlo anche tutte le sere prima di andare a letto. Esso rimuove dal naso lo sporco e le mucose cariche di batteri. Previene il raffreddore e aiuta a curarlo, cura la sinusite, problemi alle orecchie, agli occhi e alla gola.
Ha un effetto rinfrescante e calmante sul cervello. Stimola l’Ajna Cakra attraverso la sollecitazione del nervo olfattivo.
Jala Neti lo si può fare anche sostituendo all’acqua del latte, del burro chiarificato, dell’olio mischiato all’acqua.
Il secondo tipo di Neti è chiamato Sutra Neti. Si esegue introducendo un filo di cotone, indurito con la cera (o un catetere di caucciù n. 12), nella narice e lo si fa scendere in gola, qui lo si afferra e lo si fa uscire dalla bocca. Tirando avanti e indietro il filo, si produce una frizione nel retro bocca. Questa tecnica stimola Lalana Cakra che si trova dietro il palato molle e apre i passaggi nasali che potrebbero essere ostruiti. Va eseguito dopo Jala Neti e offre i suoi stessi benefici.
DHAUTI
Con Dhauti si intende la pulizia generale del corpo, ma i principali Dhauti sono: Vamana Dhauti e Shankhaprakshalana (Varisara Dhauti).
VAMANA DHAUTI
E’ la pulizia dello stomaco. Essa viene eseguita in tre modi differenti: con l’acqua, o Kunjala Kriya; con l’aria, o Vatsara Dhauti e con un oggetto, o Vastra Dhauti.
Kunjala Kriya
La tecnica è molto semplice, si devono bere cinque o sei bicchieri d’acqua tiepida, leggermente salata (il sale impedisce all’acqua di essere subito assimilata), poi ci si piega in avanti inserendo due dita in gola e massaggiando il fondo della lingua. Questo, dopo poco, stimola il vomito e l’acqua sarà rigettata. Si deve continuare fino a che lo stomaco non è completamente vuoto.
Kunjala Kriya deve essere fatto al mattino, prima di fare colazione. Converrà aspettare una ventina di minuti prima di assimilare cibo.
Chi soffre di ulcera, disturbi cardiaci, ernia, dovrebbe astenersi dal praticare Kunjala Kriya.
Questa tecnica dovrebbe essere praticata per quaranta giorni; essa previene e cura l’acidità di stomaco, l’aerofagia, rimuove tosse, irritazione alla gola, asma leggera, bronchite. Tonifica lo stomaco aumentando il fuoco gastrico, tonifica tutti gli organi addominali.
Vatsara Dhauti
Si deve ingoiare aria e la si deve mantenere per qualche tempo nello stomaco, per poi espellerla con un rutto. E’ una tecnica per rinvigorire lo stomaco.
Vastra Dhauti
Si deve ingoiare una garza larga cinque centimetri e lunga dai sette ai dieci metri. Con le dita si spinge la garza il più profondamente possibile in gola in modo che venga agganciata dall’esofago.
Non è una tecnica semplice, infatti il primo problema è riuscire a superare i conati di vomito prodotti dalle dita che spingono la garza in fondo alla gola, il secondo problema è il riuscire a ingoiare la garza; Il cervello, infatti, si rifiuta di ingerire cose che non riconosce come commestibili.
Si deve iniziare con l’ingerire solo alcuni centimetri di garza aiutandosi bevendo un po’ d’acqua, e ogni giorno aumentare la lunghezza. Quando la garza è ingerita si deve fare Nauli in modo che essa freghi contro le pareti dello stomaco. A questo punto viene estratta tirando delicatamente il capo della garza rimasto fuori.
La durata complessiva di Vastra Dhauti non deve superare i venti minuti. Se la garza rimane nello stomaco più di venti minuti, incomincia a passare nell’intestino. Se ciò accadesse, basterà tirare leggermente e i muscoli del piloro lasceranno la presa.
Vastra Dhauti, se allenato tutti i giorni, in capo a un mese si è in grado di eseguirlo correttamente in dieci minuti. Andrà eseguito ancora per un altro mese, dopodiché si abbandona. Esso cura tutti i disturbi addominali, la febbre, l’ingrossamento della milza, la lebbra, disturbi alla bile, disturbi prodotti dal catarro.
SHANKHAPRAKSHALANA
Il termine Shankha significa conchiglia, ed è riferito agli intestini; Prakshalana significa lavaggio completo. Quindi Shankhaprakshalana è il lavaggio completo dell’intestino.
Anche questa è una tecnica che va eseguita al mattino a stomaco vuoto e possibilmente in un’atmosfera rilassata.
Si incomincia bevendo un paio di bicchieri di acqua calda leggermente salata (un cucchiaio raso di sale per litro), si eseguono in successione cinque Asana da ripetere almeno otto volte ciascuna: Tadasana, Tiryaka Tadasana, Kati Cakrasana, Tiryaka Bhujangasana, Udarakarshana Asana. Le Asana hanno lo scopo di spingere l’acqua nell’intestino. Terminate le posizioni, si bevono altri due bicchieri di acqua e si ripete la sequenza di Asana. Si ribevono altri due bicchieri d’acqua, si rifanno le Asana. Si continua in questo modo fino a quando non giunge lo stimolo di evacuare. Eseguita la prima evacuazione, dobbiamo continuare a bere l’acqua e ripetere le Asana. Al secondo stimolo possiamo sospendere le posizioni ma dobbiamo continuare a bere fino a quando non vediamo uscire solo acqua pulita. A questo punto abbiamo terminato Shankhaprakshalana.
Liberiamo lo stomaco dall’acqua residua facendo Vamana Dhauti, ungiamo con dell’olio d’oliva l’ano e poi ci rilassiamo per una trentina di minuti.
Dopo circa due ore dalla fine di Shankhaprakshalana possiamo mangiare un piatto di riso condito con burro.
Con questo lavaggio si elimina completamente il materiale tossico che può accumularsi negli intestini. Vengono curati problemi legati al sistema digestivo, il diabete, costipazione, dissenteria.
E’ una pratica che dovrebbe essere ripetuta ad ogni cambio di stagione.
Esiste una forma leggera di Shankhaprakshalana, ed è Laghu Shankhaprakshalana. Consiste nell’ingerire un paio di bicchieri di acqua calda leggermente salata, tutte le mattine e farli seguire dalla sequenza sopracitata di Asana. Combatte la stitichezza, la costipazione, gas intestinali, acidità di stomaco; previene le infiammazioni alle vie urinarie e la formazione di calcoli ai reni.
Per completare la pulizia del corpo, esistono forme minori di Dhauti: Danta Dhauti o pulizia dei denti; Jihva Shodhana, o pulizia della lingua; Karna Dhauti, o pulizia delle orecchie; Kapala Randhra Dhauti, o lo strofinamento del pollice alla radice del naso; Caksua Dhauti, o pulizia degli occhi; Mula Shodhana, o pulizia del retto; Ajnisara, o purificazione col fuoco.
NAULI
Per eseguire correttamente Nauli, occorre essere padroni dell’Uddiyana Bandha.
Nella posizione in piedi, con le gambe leggermente divaricate, si esegue Uddiyana Bandha e mantenendo la depressione nel ventre, si spingono in fuori i retti addominali, poi si cerca di isolare gli addominali di destra, poi quelli di sinistra, poi di nuovo insieme, dando l’impressione di un movimento rotatorio dell’addome. Quando subentra la necessità di inspirare, si rilassa l’Uddiyana Bandha, si mantengono gli addominali controllati, e si inspira lentamente. Si ripete Nauli invertendo il movimento dei retti addominali.
Devono evitare Nauli le persone che soffrono di ulcera peptica o duodenale ed ernia.
Nauli dovrebbe essere ripetuto tutte le mattine, e nel giro di tre mesi si avrà la completa padronanza della tecnica.
Nauli stimola tutti gli organi addominali massaggiandoli, cura la costipazione stimolando la peristalsi, elimina disturbi agli organi sessuali mantenendoli sani. Risveglia il Manipura Cakra.
BASTI
E’ il lavaggio del colon per mezzo dell’aspirazione di acqua dal retto. Questa tecnica non è possibile praticarla se non si padroneggiano Uddiyana Bandha e Nauli. Immersi fino alla cintola in acqua pura, si deve eseguire Nauli tenendo rilassati gli sfinteri anali. L’acqua, a causa della depressione che si viene a formare nell’addome, viene succhiata nell’intestino. Si ripete Nauli fino a che non si sia riempito il colon, dopodiché si elimina l’acqua dall’ano.
Basti lo si può anche eseguire, sempre immersi nell’acqua, in una posizione acquattata, abbracciando le gambe. Per facilitare l’entrata dell’acqua nell’intestino si può utilizzare una sonda rettale. A questo punto si esegue ancora Nauli fino a che il colon non si è riempito. L’acqua sarà eliminata dall’ano.
Basti cura disturbi urinari e digestivi, il corpo diventa più bello. E’ utilizzato da praticanti avanzati di Pranayama per raffreddare l’addome dal calore prodotto da tali tecniche.
KAPALBHATI
Il termine Kapala significa cranio e Bhati significa lucente.
Kapalbhati è quindi la pulizia del cranio.
E’ una tecnica di Pranayama e va eseguita possibilmente in Padma Asana, se ciò non è possibile si può assumere Vajira Asana.
Il torace deve essere aperto, le spalle rilassate, la schiene dritta. Si esegue un’inspirazione profonda, una esalazione completa, poi si inspira ancora completamente e mantenendo il torace aperto e pieno d’aria si inizia una respirazione veloce, spingendo con forza l’addome in dentro. Questo movimento deve sgonfiare i lobi inferiori dei polmoni; per l’inspirazione basterà rilassare l’addome e l’aria entrerà così automaticamente.
Avremo quindi un’esalazione attiva e una inspirazione passiva. Questa respirazione deve essere eseguita velocemente con un ritmo di due esalazioni al secondo, per un totale che varia, a seconda delle capacità individuali, da un minimo di 30 battute a un massimo di 120 battute per ciclo. Si devono eseguire un minimo di cinque cicli. Al termine di ogni ciclo si dovranno eseguire un Kumbhaka a polmoni pieni e uno a polmoni vuoti con Bandha Traya.
L’azione energica dei muscoli addominali, aiuta la circolazione sanguigna spingendo al capo una maggiore quantità di sangue ben ossigenato. Sarà proprio il sangue a rendere lucente il cranio, con ciò che vi è contenuto.
E’ bene che evitino Kapalbhati coloro che soffrono di pressione alta e di disturbi cardiaci.
TRATAKA
La parola Trataka significa guardare, fissare. La tecnica più comune, nell’Hatha Yoga, consiste nel mantenere lo sguardo fisso su una fiamma di candela.
Il corpo deve sedere immobile, davanti ad una candela accesa, posta all’altezza degli occhi e distante circa 60-70 cm. dal viso. Inizialmente gli occhi sono chiusi, poi quando ci si sente pronti si aprono e si mantiene lo sguardo fisso sul punto più luminoso della fiamma. Le palpebre non devono chiudersi mai.
Questa fissità dello sguardo, provocherà, dopo alcuni minuti, una abbondante lacrimazione. A questo punto si deve smettere, chiudendo gli occhi. Ad occhi chiusi bisogna concentrare lo sguardo mentale sull’immagine impressa sulla retina fino a quando essa non svanisce, allora si riaprono gli occhi e si ricomincia Trataka.
La durata del Trataka varia da 15 minuti a 20 minuti. Per correggere difetti ottici, come la miopia , e per scopi spirituali deve essere mantenuto più a lungo.
Le ore migliori per praticarlo sono le prime ore dell’alba, ma anche durante la giornata lo si può eseguire, purché lontano dai pasti, per non compromettere la digestione.
La lacrimazione prodotta dal Trataka è un buon lavaggio all’occhio attraverso la stimolazione delle ghiandole lacrimali. Ma l’azione di tale tecnica si estende oltre l’aspetto fisico, infatti essa dona, se praticata regolarmente, una enorme capacità di concentrazione, da cui deriva la capacità di entrare in Pratyahara e quindi di sperimentare la meditazione.
Vi sono altre forme di Trataka, per esempio il fissare il sole nascente, quando la sua luce non è ancora abbagliante; fissare un punto posto davanti agli occhi; una sfera di cristallo (i nostri veggenti conoscevano le tecniche di Trataka); la superficie immobile dell’acqua contenuta in una bacinella (Nostradamus utilizzò questa tecnica di Trataka per scrutare nel futuro); la nostra immagine riflessa nello specchio; gli occhi di un’altra persona. Le ultime quattro tecniche sono vivamente sconsigliate a persone che non hanno una guida esperta nel Trataka.