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VIBHAGA PRANAYAMA

Nello Yoga il Vibhaga Pranayama è considerato una tecnica importantissima perché‚ attraverso di esso si acquisisce coscienza del respiro nelle varie aree polmonari e la respirazione viene educata in maniera corretta e semplice.

E’ chiamata anche respirazione lobulare perché‚ agisce sui tre lobi polmonari: i lobi inferiori (Adham Pranayama), i lobi medi (Madhiam Pranayama) e i lobi superiori (Adhiam Pranayama).

Fisiologicamente il polmone sinistro è diviso in due parti, ma lo Yoga considera anch’esso diviso in tre parti.

Per allenare Vibhaga Pranayama, la posizione seduta più indicata è Vajira Asana (seduti sui talloni), poiché‚ ci permette di avere la schiena perfettamente dritta in maniera naturale. Per facilitare la presa di coscienza delle varie respirazioni, si utilizza Sparsha Mudra, o il contatto delle mani sulle parti interessate alla respirazione lobulare.

ADHAM PRANAYAMA

Nella posizione di Vajira Asana controlliamo che la schiena sia perfettamente dritta. Poi appoggiamo le mani sull’addome (Sparsha Mudra) incominciamo ad inspirare con il diaframma spingendolo verso il basso; il movimento creerà una depressione all’interno del torace che chiamerà aria nei lobi inferiori dei polmoni. Il diaframma, nel suo movimento verso il basso, premerà sui visceri, massaggiandoli profondamente, e l’effetto sarà l’espansione dell’addome. I muscoli addominali dovranno essere leggermente tonici, in modo da tenere controllata la parte durante l’espansione dell’addome. Con le mani sentiremo il ventre che spinge verso l’esterno. Per l’espirazione dovremo premere l’addome in dentro in modo da sgonfiare i polmoni.

Eseguiremo da cinque a nove respirazioni mantenendo l’attenzione mentale sul diaframma e sull’addome, cercando di percepire con chiarezza ciò che sta avvenendo.

Continuiamo l’Adham Pranayama portando le mani ai lati dell’addome, sui fianchi, proprio sulle costole fluttuanti. Qui dobbiamo percepire con l’inspirazione, l’espandersi dei fianchi e con l’espirazione il loro ritrarsi.

L’addome deve rimanere fermo, leggermente contratto.

Eseguiamo da cinque a nove respirazioni mantenendo l’attenzione mentale sul diaframma e nel punto dove poggiano le mani.

Ora terminiamo l’Adham Pranayama portando le mani dietro, sulla fascia lombare. Con l’inspirazione dobbiamo percepire l’espandersi della parte posteriore e con l’esalazione il suo rilassarsi.

Poiché‚ la presenza della spina dorsale limiterà il movimento di espansione della fascia lombare, dobbiamo fare attenzione a non muovere la colonna vertebrale per accompagnare l’inspirazione, ma tenerla assolutamente immobile.

Anche qui respiriamo da cinque a nove volte mantenendo l’attenzione mentale sul diaframma e sulla parte dove poggiano le mani.

Vediamo ora che Asana possiamo utilizzare da abbinare all’Adham Pranayama: assumiamo Vajira Asana (seduti sui talloni), ci flettiamo in avanti appoggiando gli avambracci e le mani a terra, i gomiti devono essere a contatto delle ginocchia. Da questa posizione cerchiamo di raddrizzare la schiena spingendo tra le scapole in modo da aprire il torace, solleviamo anche il mento in modo che il capo non sia reclinato in basso. Questa posizione è conosciuta come Sapurna Shasha Asana.

Mantenendo l’Asana facciamo delle profonde respirazioni diaframmatiche cercando di mantenere il torace fermo.

Manteniamo da tre a cinque minuti la posizione poi ci rilassiamo appoggiando il capo a terra e le braccia distese lungo le gambe, nella posizione conosciuta come Dharmika Asana.

Un’altra Asana che ci aiuta ad eseguire meglio Adham Pranayama è Sapurna Ustrasana. Torniamo nella posizione di Vajira Asana, inspirando ci solleviamo sulle ginocchia e ci inarchiamo indietro mantenendo la contrazione dei glutei e un leggero basculamento in avanti del bacino. Le braccia sono leggermente aperte e rilassate. Questa posizione stira la parte anteriore del busto e i muscoli dell’addome. Esalando torniamo in Vajira Asana. Eseguiamo da cinque a nove respirazioni con Sapurna Ustrasana.

Passiamo ora ad una seconda variante di Ustrasana. Dalla posizione di Vajira Asana appoggiamo le mani a terra dietro, di fronte ai piedi, e appoggiamo le dita delle mani sulle dita dei piedi. Inspirando solleviamo il bacino ed esalando scendiamo. Eseguiamo da cinque a nove volte respirando profondamente con l’addome.

Una terza Ustrasana che possiamo utilizzare è Purna Ustrasana: dalla posizione di Vajira Asana ci solleviamo sulle ginocchia e ci pieghiamo indietro in modo da appoggiare le mani sui talloni. Spingiamo in avanti il bacino e rimaniamo nella posizione per cinque o nove respiri addominali. Quando abbiamo terminato, con l’esalazione si torniamo in Vajira Asana.

Durante l’esecuzione di Ustrasana è importante la contrazione dei glutei e il basculamento in avanti del bacino perché così facendo blocchiamo la schiene nella zona lombare. Ciò evita di sforzare sulle vertebre lombari.

Le vertebre lombari, soprattutto la quinta, hanno un lavoro maggiore rispetto alle altre: durante la giornata sono continuamente sollecitate, specie nei momenti in cui siamo in piedi e assumiamo atteggiamenti non sempre corretti scaricando il peso del busto sulla quinta lombare. Quindi è importante salvaguardare questa zona, durante gli archi dorsali, per evitare l’acutizzarsi di tali problemi. Inoltre il bloccaggio delle lombari favorisce l’inarcamento delle vertebre dorsali le quali, nella stragrande maggioranza delle persone, sono poco elastiche per non dire quasi bloccate. Elasticizzare le vertebre dorsali comporta una notevole apertura del torace e ciò fa aumentare la capacità respiratoria, nella posizione seduta la schiena è più dritta e quando si cammina si ha un portamento più fiero.

BENEFICI DELL’ADHAM PRANAYAMA

La respirazione addominale avviene in maniera automatica; essa è regolata dal sistema nervoso autonomo. Quando dormiamo o quando siamo rilassati, se ci osserviamo, possiamo constatare che stiamo respirando con l’addome (in realtà stiamo respirando con il diaframma).

Questa respirazione concentra il Prana nella zona addominale ed agisce sulla circolazione sanguigna favorendo un flusso maggiore di sangue dall’addome alle gambe.

L’uomo, avendo una respirazione prevalentemente addominale, è difficile che soffra di emorroidi, vene varicose, flebiti ed infiammazioni alle vene, mentre è più facile trovare uomini cardiopatici o con arteriosclerosi, la cui causa va ricercata nella cattiva circolazione sanguigna nel torace e nella testa.

La donna, al contrario, avendo una respirazione prevalentemente toracica, difficilmente soffre di cuore, mentre è più portata a soffrire di disturbi circolatori alle gambe, agli organi genitali causando mestruazioni irregolari e dolorose, ecc.

MADHIAM PRANAYAMA

Eseguiamo Sparsha Mudra portando le mani sul petto, le dita sullo sterno e i palmi sui pettorali. Con l’inspirazione dobbiamo sentire il petto che si gonfia e si apre premendo verso l’esterno. Con l’esalazione dovrà rientrare.

Anche per il Madhiam Pranayama la depressione nel torace, causata dal dilatarsi della gabbia toracica, richiama aria nella parte media dei polmoni.

Eseguiremo da cinque a nove respirazioni mantenendo l’attenzione nel punto di contatto delle mani cercando di sentire le costole muoversi e aprirsi a ventaglio.

Qui il diaframma non deve muovere, tutta la zona addominale, i fianchi e la fascia lombare devono rimanere fermi.

Portiamo ora le mani ai lati della gabbia toracica, con l’inspirazione dobbiamo sentirla aprirsi verso l’esterno, con l’esalazione sentiremo le costole che si abbassano.

Eseguiamo da cinque a nove respirazioni in questo modo.

Proseguiamo lo studio del Madhiam Pranayama portando le mani nella parte posteriore della gabbia toracica, sotto le scapole. Qui dobbiamo sentire la parte che si gonfia con l’inspirazione e si sgonfia con l’esalazione. Le parti anteriore e laterale devono rimanere ferme.

Anche qui la presenza della spina dorsale limiterà il movimento; facciamo attenzione a non muovere la schiene per assecondare la respirazione.

Eseguiamo da cinque a nove respirazioni.

Passiamo ora alle Asana che aiutano l’esecuzione del Madhiam Pranayama. Dalla posizione di Vajira Asana appoggiamo le mani a terra in modo che i polsi siano a contatto delle ginocchia, le braccia sono tese e la schiena retta. Spingiamo in avanti la schiena nel tratto dorsale in modo da avere il torace aperto. Il mento è leggermente sollevato. Da questa posizione facciamo delle profonde respirazioni toraciche mantenendo fermo l’addome. Eseguiamo da tre a cinque minuti.

Ora ci sdraiamo in Shava Asana e passiamo alla posizione di Sapurna Matsyasana: appoggiamo i gomiti a terra e spingiamo in alto il torace, il capo rimane sollevato da terra e rilassato in dietro, la schiena è inarcata. Se abbiamo problemi alle cervicali evitiamo di rilassare il capo indietro. Respiriamo da cinque a nove volte con il torace.

Quando abbiamo terminato solleviamo il capo in modo da poterci guardare l’ombelico e ci sdraiamo in Shava Asana.

La seconda variante di Matsyasana è Ardha Matsyasana: ci appoggiamo sui gomiti e solleviamo il busto, lo inarchiamo e appoggiamo la nuca a terra, le mani sono appoggiate sulle cosce. Respiriamo da cinque a nove volte con il torace. Chi ha problemi alle cervicali si limiterà alla sola Sapurna Matsyasana.

Quando vogliamo terminare solleviamo le spalle e la testa da terra in modo da poterci guardare l’ombelico, scendiamo in Shava Asana e ci rilassiamo.

L’ultima variante che possiamo fare è Matsyasana: nella posizione di Padma Asana (la posizione del loto), ci appoggiamo sui gomiti inarcando la schiena e appoggiamo a terra la nuca. Mantenendo la schiena inarcata appoggiamo le mani sui piedi. Respiriamo da cinque a nove volte con il torace.

BENEFICI DEL MADHIAM PRANAYAMA

La respirazione toracica o intercostale non è una respirazione automatica, necessita di un controllo da parte della mente.

Con questa respirazione i muscoli intercostali si elasticizzano consentendo alle costole movimenti più ampi e quindi maggior immissione di aria nei polmoni; quest’area è maggiormente irrorata di sangue consentendo una miglior circolazione sanguigna.

Il Madhiam Pranayama governa il flusso di Prana nella parte toracica. La costante attenzione mentale necessaria per respirare con questa parte, fa affluire una grande quantità di Prana che previene disturbi alla respirazione, disturbi vascolari, ischemia, angina, ecc.

Le donne respirano prevalentemente con questa parte e ciò le preserva dai disturbi sopra citati.

ADHIAM PRANAYAMA

Terminiamo il Vibhaga Pranayama con la respirazione clavicolare. Poggiamo le mani sulla parte superiore del torace, in modo che le dita poggino sulle clavicole.

Con l’inspirazione dobbiamo sentire la gabbia toracica che si solleva verso il mento, non una dilatazione del torace ma un sollevarsi di esso.

Eseguiamo da cinque a nove respirazioni.

Ora poniamo il dorso delle mani sotto le ascelle evitando pressioni.

Dobbiamo concentrarci nella parte alta dei polmoni visualizzando l’inspirazione e l’espirazione nel cavo ascellare. E’ molto importante eseguire bene la respirazione in questa zona in quanto essa è ricca di linfonodi e plessi nervosi i quali vengono massaggiati dalla pressione esercitata dalla dilatazione della parte alta del torace.

Eseguiamo da cinque a nove respirazioni.

Terminiamo sollevando le braccia oltre le spalle e appoggiando le mani sulla parte posteriore degli apici polmonari, sopra le scapole. Ci concentriamo in questo punto eseguendo da cinque a nove respirazioni.

Vediamo ora le Asana abbinate all’Adhiam Pranayama: dalla posizione di Vajira Asana scendiamo in avanti e appoggiamo il capo a terra nel punto dove iniziano i capelli. Lasciando le braccia rilassate lungo le gambe, inspirando solleviamo il bacino mantenendo il capo a terra in modo da ruotare sulla testa. La posizione finale ci vedrà con il bacino sollevato, il capo a terra ma ruotato in modo da avere una trazione alle vertebre cervicali, le braccia abbandonate lungo le gambe. Rimaniamo in Shasha Asana Paripurna respirando con la parte alta del torace poi ci rilassiamo tornando seduti sui talloni.

Ora eseguiamo Maha Mudra: dalla posizione di Shasha Asana Paripurna esalando solleviamo le braccia in alto ed inspirando le riabbassiamo. Questo movimento facilita la respirazione clavicolare; torace e addome rimangono fermi. Eseguiamo da cinque a nove respirazioni, poi torniamo seduti sui talloni mantenendo il capo a terra, in Dharmika Asana, e ci rilassiamo.

Una seconda variante di Maha Mudra la si esegue intrecciando le mani dietro la schiena sollevandole con l’esalazione e spingendole oltre le spalle il più possibile. Con l’inspirazione le braccia si abbassano. Eseguire da cinque a nove volte poi tornare  seduti sui talloni e rilassarsi.

Eseguiamo ora Nikunja Asana: da Vajira Asana appoggiamo le mani a terra e scivoliamo in avanti fino a quando il torace tocca terra. Qui ci arrestiamo e ruotiamo il capo appoggiandolo su una guancia.  La posizione finale ci vedrà con il bacino sollevato, il petto appoggiato a terra, le braccia piegate all’altezza delle spalle e gli avambracci rivolti in avanti, il capo ruotato su una guancia. Manteniamo la posizione per uno o due minuti poi ruotiamo il capo sull’altra guancia mantenendo la posizione per altri uno o due minuti. Eseguiremo respirazioni clavicolari avendo cura di mantenere l’addome e il torace fermi. Terminato ritorniamo in Vajira Asana e da qui scendiamo Dharmika Asana e ci rilassiamo.

BENEFICI DELL’ADHIAM PRANAYAMA

Anche questa respirazione non è automatica, occorre l’attenzione costante della mente per poter respirare correttamente.

Praticando l’Adhiam Pranayama abbiamo un maggior afflusso di sangue nella parte alta del corpo: gola e testa; questo comporta una efficace prevenzione a disturbi causati da cattiva circolazione in queste zone, come arteriosclerosi, cefalee, infiammazioni alle vie respiratorie, ecc. Inoltre Adhiam Pranayama governa il flusso di Prana nella parte alta del torace; praticando questa respirazione abitualmente, si avrà un maggior afflusso di sangue e Prana che possono anche risolvere problemi di allergia poiché‚ la loro azione, unitamente all’attenzione costante della mente, stimola le cellule degli apici polmonari.

Nel Vibhaga Pranayama il ritmo respiratorio inizialmente sarà naturale, poi, con la pratica, si passerà ad un ritmo Samavritti, ossia uguale: l’inspirazione avrà un tempo uguale all’esalazione.

Andando avanti con la pratica si potrà inserire un ritmo Savitri in cui inseriremo delle ritenzioni a polmoni pieni e vuoti; avremo quindi una inspirazione e una esalazione uguali e doppie delle ritenzioni a polmoni pieni e vuoti.

ESECUZIONE FACILITATA DEL VIBHAGA PRANAYAMA

Il Vibhaga Pranayama può essere allenato anche da sdraiati. Nella posizione di Shava Asana, appoggiamo le mani sul ventre rilassando i muscoli addominali.

Con l’ispirazione dobbiamo sentire il ventre che si solleva e con l’esalazione si abbassa. Respiriamo così da cinque a nove volte.

Ruotiamo sul fianco destro, appoggiamo la mano sinistra sul fianco sinistro, sopra le costole fluttuanti, e con l’inspirazione cerchiamo di sentire sollevarsi la parte. Respiriamo da cinque a nove volte.

Ruotiamo sul fianco sinistro, appoggiamo la mano destra al fianco destro, sopra le costole fluttuanti, e con l’inspirazione sentiremo sollevarsi la parte. Respiriamo da cinque a nove volte.

Ruotiamo sul ventre, portiamo le mani sulla fascia lombare. Con l’inspirazione sentiamo espandersi la parte. Respiriamo con la fascia lombare da cinque a nove volte.

Ritorniamo in Shava Asana e passiamo alla respirazione toracica. La tecnica è la stessa della respirazione addominale.

Ritornati in Shava Asana completiamo con la respirazione clavicolare.

Il Vibhaga Pranayama è una tecnica caldamente raccomandata da tutti i Maestri di Yoga in quanto è il terreno fondamentale su cui si sviluppano le altre tecniche del Pranayama.

I SUONI ABBINATI AL VIBHAGA PRANAYAMA

Nell’articolo sul Mantra, abbiamo visto come i suoni influiscano sulla mente, o sulla materia.

Nel Vibhaga Pranayama utilizziamo dei suoni che hanno un’azione sul centro della respirazione e sui polmoni. Il centro della respirazione è stimolato dall’aspetto sottile del suono, i polmoni, invece, dal suo aspetto grossolano che ne farà aumentare il volume.

Nella posizione di Vajira Asana, appoggiamo le mani sull’addome. Eseguiamo Adham Pranayama ascoltando l’addome che si gonfia con l’inspirazione. Quando incominciamo l’esalazione, emettiamo il suono “A”, cercando di farlo vibrare nei lobi inferiori dei polmoni. La tonalità del suono sarà bassa, viscerale.

Le mani dovranno percepire la vibrazione prodotta dal suono.

Eseguiamo da cinque a nove respirazioni, poi appoggiamo le mani sui fianchi e continuiamo l’Adham Pranayama emettendo, con l’esalazione, la vocale “A”. Eseguiamo da cinque a nove volte.

Terminiamo portando le mani dietro, sulla fascia lombare; eseguiamo da cinque a nove volte emettendo la vocale “A” durante l’esalazione.

Appoggiamo le mani sul torace. Eseguiamo Madhiam Pranayama ascoltando il torace che si espande con l’inspirazione. Nell’esalazione emettiamo la vocale “U” cercando di farla vibrare nel torace.

Le mani percepiranno la vibrazione emessa dal suono.

Eseguiamo da cinque a nove respirazioni, poi appoggiamo le mani ai lati del torace emettendo la vocale “U” durante l’esalazione.

Eseguiamo da cinque a nove volte.

Terminiamo ruotando le mani dietro, sotto le scapole respirando da cinque a nove volte emettendo la vocale “U” con l’esalazione.

Appoggiamo le mani sulle clavicole. Eseguiamo Adhiam Pranayama sollevando il torace con l’inspirazione.

Nell’espirazione emettiamo il suono “M” a labbra chiuse, cercando di sentirne la vibrazione sotto le dita delle mani.

Eseguiamo da cinque a nove volte, poi appoggiamo le mani sotto le ascelle, ripetiamo da cinque a nove volte facendo vibrare la lettera “M”.

Terminiamo con la respirazione posteriore, appoggiando le mani sulla parte alta della schiena. Eseguiamo da cinque a nove respirazioni emettendo il suono “M”.

MAHAT YOGA PRANAYAMA

Il Mahat Yoga Pranayama è la respirazione Yoga completa in cui sono unite in un’unica respirazione Adham, Madhiam e Adhiam Pranayama.

Per eseguirla, appoggiamo la mano sinistra sul cuore e la destra sull’addome. Incominciamo con la respirazione addominale cercando di gonfiare l’addome, i fianchi e la fascia lombare, con un’unica inspirazione. Poi portiamo la mano destra sopra la sinistra e continuiamo ad inspirare gonfiando la parte toracica, partendo dall’anteriore, laterale e posteriore. Riempita la parte media dei polmoni, solleviamo la mano destra all’altezza delle clavicole e continuiamo a inspirare riempiendo gli apici dei polmoni, partendo dalla parte anteriore, laterale e posteriore.

Per esalare riportiamo la mano destra sul ventre ed incominciamo a sgonfiare la parte addominale partendo dalla fascia lombare, laterale e anteriore; per tutta l’esalazione emetteremo la vocale “A” facendola vibrare nella parte bassa dei polmoni. Poi portiamo la mano destra sulla mano sinistra e continuiamo ad esalare con la parte toracica incominciando dalla schiena, i lati del torace e la parte anteriore; per tutta l’esalazione emetteremo il suono “U” facendolo vibrare nel torace. Terminiamo portando la mano destra sulle clavicole e sgonfiamo gli apici dei polmoni partendo dalla parte posteriore, laterale e anteriore; per tutta l’esalazione emetteremo il suono “M” sentendo la vibrazione sotto le dita.

Alcune scuole preferiscono iniziare l’esalazione dalle clavicole per poi scendere al torace ed infine nell’addome. I suoni saranno M, per la parte clavicolare. U per quella toracica. A per quella addominale.

MUDRA

Il significato tradizionale della parola Sanskrita Mudra, è sigillo o gesto segreto degli Yogi. Tutti i testi che trattato dei Mudra, affermano che essi hanno il potere di evocare delle energie ed hanno quattro differenti aspetti o poteri: nel primo aspetto si compiace la potenza evocata, nel secondo si attira la Sua compassione, nel terzo il Sadhaka acquisisce il controlla della forza evocata, nel quarto gli è conferito il potere di controllare le energie che si manifestano tramite psiche, mente e corpo.

I Mudra sono anche un linguaggio simbolico col quale si inviano messaggi; un esempio l’abbiamo nelle danze indiane quali il Bharata Natyam, il Kathakali, il Kathak, che utilizzano le Mudra come un linguaggio simbolico del corpo.

I Mudra non sono un patrimonio solo indiano, esistono Mudra nel Buddismo; nell’Islamismo, che vengono chiamate Musaru o Muzra, nel misticismo Cristiano i Mudra appaiono nel libro delle Rivelazioni e sono chiamati Sigilli ( i sette Sigilli dell’Apocalisse), nel Jainismo esistono testi sui Mudra, come il Mudravichara e il Mudravidhi.

I Mudra possono essere eseguiti con le mani (Hastha Mudra), coi piedi (Pada Mudra), con la mente (Manas Mudra), con il corpo (Kaya Mudra).

Nell’Hatha Yoga il Mudra indica un’attività neuro muscolare che stimola delle secrezioni nelle ghiandole endocrine ed esocrine.

Nel Vibhaga Pranayama si abbinano delle Hastha Mudra che hanno il compito di stimolare il centro della respirazione, situato nel midollo allungato.

Questo centro corrisponde all’Aprakasha Bindu e si trova nella parte posteriore del cervello.

Nello Yoga esso è rappresentato da un ovale diviso longitudinalmente in due parti: una parte regola l’inspirazione, l’altra l’esalazione, e orizzontalmente in tre. Le due parti inferiori sono collegate ai lobi inferiori dei polmoni e sono denominate Chin Bindu, le due parti medie sono collegate ai lobi toracici e  sono denominate Chinmaya Bindu, le due parti superiori sono collegate agli apici dei polmoni e sono denominate Adhi Bindu.

La stimolazione di questi Bindu è fatta tramite i Mudra chiamati Chin Mudra, Chinmaya Mudra, Adhi Mudra.

CHIN MUDRA

Per eseguire questo Mudra si unisce la punta del pollice con la punta dell’indice, formando un cerchio. Le altre dita sono distese. I palmi delle mani sono ruotati verso il basso e sono posti vicino all’inguine. E’ il Mudra utilizzato per la respirazione addominale; esso stimola la parte bassa del centro della respirazione (Chin Bindu), quella legata all’Adham Pranayama.

L’energia che normalmente viene dispersa dalle dita, con l’unione dell’indice e del pollice, in Chin Mudra, è ripresa e canalizzata verso Chin Bindu.

CHINMAYA MUDRA

Per eseguire questo Mudra si unisce ancora l’indice al pollice, le altre dita non sono però distese bensì chiuse a pugno. I palmi rimangono rivolti verso il basso e vicini all’inguine.

Questo Mudra si utilizza per la respirazione toracica; esso stimola la parte media del centro della respirazione (Chinmaya Bindu), legata al Madhiam Pranayama.

L’energia non è dispersa dalle dita, ma viene ripresa e canalizzata verso Chinmaya Bindu.

ADHI MUDRA

Per eseguire Adhi Mudra si devono portare i pollici a contatto con la base dei mignoli, poi si chiudono le dita a pugno intorno ad essi. Ancora i palmi sono rivolti verso il basso e vicini all’inguine.

Adhi Mudra si utilizza per la respirazione clavicolare; esso stimola la parte alta dell’Aprakasha Bindu (Adhi Bindu), legato all’Adhiam Pranayama.

Anche qui l’energia non è dissipata dalle dita, ma viene ripresa e indirizzata verso Adhi Bindu.

BRAHMA MUDRA

Si deve eseguire Adhi Mudra unendo le nocche delle mani all’altezza dell’ombelico, con i palmi delle mani rivolti verso l’alto.

Brahma Mudra si utilizza per la respirazione completa o Mahat Yoga Pranayama.

Questa Mudra stimola il centro della respirazione, facilitando la respirazione completa.

Esistono altri modi per allenare il Vibhaga Pranayama, più complessi che vedremo prossimamente.

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